Dopo le mucche brade sulle spiagge della Sardegna e le capre brade sulle spiagge di Creta, ecco che, per gli amanti del genere avicolo, è opportuno segnalare i galli, le galline e i pulcini in libertà sulle spiagge delle Hawaii; in particolar modo sulla spiaggia denominata “Ke’e beach” dell’Isola di Kauai.
L’esperienza di contatto con animali domestici in libertà
Emozioni ataviche che ci riportano ad un lontano passato del rapporto uomo-animale e uomo-gallina, in cui l’essere umano non era ancora stanziale e in cui gli animali (non esistendo ancora una “domus”), non erano ancora distinguibili tra selvatici e domestici.
Oggi tale distinzione è invece ben chiara, e trovare animali domestici in libertà è un’esperienza abbastanza rara, ma fortunatamente ancora possibile grazie all’esistenza di luoghi naturalmente sicuri in cui non vi è necessità alcuna di recinzioni né di protezioni dei predatori; di fatto solo alcuni habitat insulari possono garantire questo tipo di sicurezza, ed è proprio su alcune isole che, in qualità di turisti, possiamo imbatterci in queste esperienze di contatto ravvicinato con una realtà quasi primitiva.
Veri e propri “paradisi perduti”, a cui è possibile accedere (senza una regolamentazione specifica quale quella delle oasi o delle aree protette) e a cui è importante approcciarsi con assoluto rispetto, cercando di impattare quanto meno possibile sulla flora e, nello specifico, soprattutto sulla fauna (avicola).
Ke’e beach in Kauai: la spiaggia delle galline (chicken’s beach)
In tutta l’Isola di Kauai sono presenti esemplari di galli, galline e pulcini in libertà, ma uno degli “hot spot avicoli” (in gergo surfistico) più noti è la spiaggia di Ke’e beach, nota anche come “chicken’s beach”, ovvero come la “Spiaggia delle galline”.
Su questa spiaggia, decine e decine di esemplari di galline, galli e anche pulcini si muovono liberamente tra la vegetazione della scogliera, la spiaggia e il mare, incuranti della presenza dei turisti. L’impatto acustico è davvero surreale, perché è certamente inconsueto il sovrapporsi dei rumori tipici di un pollaio alla risacca delle onde oceaniche.
Questa presenza avicola sulla spiaggia sembra essere, al tempo stesso, “attrazione e preoccupazione turistica”, come emerge dalle discussioni presenti sulla pagina di Tripadvisor riferita a questa destinazione; nel complesso sembrano comunque prevalere i commenti di meraviglia e di curiosità verso un’esperienza definita dai più come affascinante.
Siamo nell’ambito del Kokee National Park delle Hawaii e a tutti i visitatori è consentito distribuire cibo alle galline del posto (proprio perché trattasi di animali domestici in libertà, e non di animali selvatici, di cui sarebbe allora necessario tutelare totalmente anche le modalità di approvvigionamento di cibo in autonomia).
Le galline di Kauai
Sull’isola di Kauai, nelle Hawaii, vivono migliaia di galli, galline e pulcini “semi-selvatici” (ovvero che in passato erano addomesticati e che sono poi tornati a vivere allo stato selvatico), che forniscono uno sguardo unico su come gli animali domestici (e i loro geni) rispondono ad una fase di ritorno all’ambiente naturale.
Ricerche recenti (portate avanti da Eben Gering, un ecologo evoluzionista della Michigan State University), dimostrano che questi esemplari sono ibridi dei “galli rossi della giungla (junglefowl )” (razza progenitrice di tutte le razze), che i polinesiani hanno portato alle Hawaii, e delle razze domestiche introdotte alle Hawaii dai coloni europei e statunitensi.
Si pensa che gli uragani che hanno colpito l’isola nel 1982 e nel 1992 abbiano determinato la fuoriuscita di galli e galline dai pollai presenti nei cortili delle abitazioni e li abbiamo riportati nelle foreste, dove si sono incontrati e ibridati con gli esemplari selvatici.
Kauai, a differenza delle altre isole hawaiane, non ha predatori; sulle altre isole l’importazione delle manguste ha spazzato via tutti gli esemplari selvatici antichi. L’assenza di predatori rende possibile la deposizione delle uova nella vegetazione e la schiusa naturale dei pulcini, che sono dunque liberi di circolare ovunque.
Nelle loro foreste natali, gli esemplari junglefowl vivono raggruppati in piccoli nuclei (costituiti da un gallo con più galline e, a volte, con uno o due maschi subordinati), e si proteggono dagli altri nuclei di junglefowls. Le foreste e le aree poco antropizzate di Kauai rivelano una struttura sociale simile, con piccoli gruppi composti da uno o due maschi e poche femmine.
Nelle aree più urbanizzate di Kauai, gli animali sembrano invece mostrarsi molto più tolleranti verso gli esemplari di altri gruppi (anche se a volte le scaramucce non mancano).
Eben Gering sta portando avanti studi approfonditi sul “ritorno alle origini” di questi avicoli, sia relativamente alle modalità e cicli di riproduzione, sia relativamente alle modalità di approvvigionamento del cibo e lotta per la sopravvivenza.
Tra questi, Eben Gering ha annotato un comportamento comune di corteggiamento, denominato “tidbitting”, in cui un maschio raccoglie e rilascia un pezzo di cibo (o fa finta di avere un pezzo di cibo) per ottenere l’interesse di una femmina, mentre produce anche suoni attraenti muovendosi quasi in un “valzer” (con una specie di andatura a rovescio in cui un un’ala viene battuta contro il terreno).
Per approfondimenti: l’articolo “Mixed ancestry and admixture in Kauai’s feral chickens: invasion of domestic genes into ancient Red Junglefowl reservoirs” di Eben Gerin (2015).