La Gallina di Polverara, nota in passato anche col nome di Padovana, S-ciàta o semplicemente Polverara, è una delle più antiche razze avicole italiane.
La Gallina di Polverara è caratterizzata da un fiero ciuffo di penne sul capo, simili al cimiero di un elmo antico, e da una piccola cresta a cornetti.
Sono animali intelligenti e nervosi, col carattere indipendente e un po’ selvaggio, tipico delle razze di tipologia mediterranea.
(Per quanto riguarda le razze ciuffate, in passato abbiamo già parlato sia della Padovana che dell’Olandese ciuffata.)
L’allevamento ideale è, per la Gallina di Polverara, quello operato al pascolo. Qui le nostre galline danno il meglio di sé, dimostrando di essere ottime razzolatrici e foraggiatrici. Se ne hanno l’occasione, invece che nel pollaio amano dormire all’aperto, sui rami degli alberi, anche durante l’inverno.
La Gallina di Polverara non è una razza particolarmente incline alla cova: spesso solo una gallina su dieci presenta questo istinto. Quelle che però si fanno chioccia risultano essere ottime madri e balie.
La Gallina di Polverara è una buona produttrice di uova dal guscio bianco, del peso di circa 40-45 gr. La media di deposizione nel primo anno è di 120/150 uova. Nei ceppi migliori il peso di un gallo è compreso tra i 2.2 e i 2.8 Kg mentre quello delle femmine tra 1.6 e 2.6 Kg. Purtroppo è cosa comune trovare soggetti di peso anche assai inferiore.
Gallina di Polverara: caratteristiche e selezione della razza
Quali caratteristiche vanno tenute a mente nel corso della selezione di questi animali?
Certamente va data priorità alla taglia, cercando di mantenerla elevata. Gli orecchioni devono essere il più possibile bianchi (è cosa comune invece vedere soggetti con orecchioni macchiati di rosso) e dev’essere presente la cresta a cornetti. Questa dev’essere composta da due piccole corna divergenti. È comune purtroppo trovare esemplari senza cresta e altri invece con più corna. Meglio cercare di lavorare coi secondi, selezionandone attentamente la prole, piuttosto che coi primi: è più facile selezionare un carattere esistente che cercare di farlo riemergere quando ormai sembra non manifestarsi più.
I tarsi dovrebbero essere verdi e la pelle giallo chiaro. A causa delle traversie accadute nel corso del recupero della razza è purtroppo più facile incontrare capi a pelle bianca e tarsi grigi. Essendo il carattere della pelle gialla un carattere recessivo (e che influenza anche il colore dei tarsi), se si ha la fortuna di trovare un soggetto con questa caratteristica, accoppiandolo con un soggetto a pelle bianca, si otterranno tutti soggetti a pelle bianca e tarsi grigio ardesia. Accoppiando nuovamente questa prole col genitore a pelle gialla si otterranno metà soggetti a pelle bianca e tarsi grigi e metà soggetti a pelle gialla e tarsi verdi.
Le livree diffuse e riconosciute nella Gallina di Polverara sono la nera e la bianca. Nella Polverara normalmente la livrea bianca è dovuta al gene I del bianco dominante. Se si accoppiano tra loro soggetti bianchi e neri si ottengono tutti capi bianchi con poche macchie nere; se questi soggetti vengono accoppiati tra loro si ottengono ¼ di soggetti neri, ¼ di soggetti bianchi e ½ di soggetti bianchi con macchie nere.
Esistono però anche dei progetti di singoli allevatori per ricostituire altre colorazioni un tempo presenti in questa razza, come ad esempio quelli portati avanti dall’Agrimuseo La Masseria di Polverara.
Ciò che rende la Gallina di Polverara davvero unica, però, è la sua storia, complessa e avvincente come un romanzo.
Gallina di Polverara: origini e storia
La presenza di razze ciuffate in Europa è accertata da diversi ritrovamenti, tra cui alcuni archeologici particolarmente rilevanti, come alcune statue di galline ciuffate risalenti al I o II secolo d.C. o come il teschio di un gallo dotato di ernia cerebrale rinvenuto nel Gloucestershire e risalente al IV secolo d. C. Poiché sappiamo che l’ernia cerebrale è una caratteristica anatomica su base genetica correlata alla presenza del ciuffo, possiamo dire che, con tutta probabilità, il reperto è davvero prova della presenza di esemplari ciuffati in quel periodo.
Nonostante questi reperti, non ci sono apparentemente prove che testimonino la sopravvivenza o comunque la presenza di galli e galline ciuffate in Italia nei secoli successivi.
Per trovare i primi indizi dobbiamo spostarci nella Padova del XIV secolo, dove, in un affresco dell’Oratorio di San Michele Arcangelo, fa la sua comparsa l’immagine di una gallina ciuffata, la prima testimonianza di questi animali su territorio padovano.
Come potrebbero esservi arrivati? Sebbene la tradizione vuole che sia stato un esponente della famiglia Dondi dell’Orologio a importare dalla Polonia esemplari ciuffati, non esistono prove o testimonianze certe in tal senso, né di legami tra i Dondi dell’Orologio e la Polonia prima del XVII secolo. Da dove arrivavano dunque tali animali?
Molto probabilmente erano stati portati da pellegrini e studenti che dai Paesi dell’Est Europa (dove varie tipologie di razze ciuffate erano presenti) si recavano verso i territori della Serenissima e degli altri stati italiani per frequentare l’Università di Padova o per visitare i luoghi sacri della cristianità.
Non era infatti raro che nei lunghi viaggi le persone portassero con sé galli e galline per avere cibo fresco durante il tragitto. Spesso questi viaggiatori, prima di giungere a Padova, si fermavano presso i monasteri che sorgevano nei territori della Saccisica e a Polverara, lasciando magari in dono ai monaci che li avevano rifocillati le proprie galline.
È probabile che proprio da questi monasteri si sia diffuso a Polverara l’allevamento e la selezione di esemplari ciuffati, che riscossero molto presto un grande successo, raggiungendo una meritata fama per le loro dimensioni e la loro bellezza.
La Gallina di Polverara prende inizialmente il nome di Padovana, e finisce per allietare i cortili e la… mensa di grandi personalità, da Galileo Galilei al sultano Maometto II, passando dai serragli di Isabella d’Este a quelli dei Medici. Ulisse Aldrovandi, naturalista bolognese, la farà rappresentare col nome di Gallus patavino e Gallina patavina in un’opera sull’Ornitologia.
Anche numerosi pittori dell’epoca sembrano ritrarre nelle loro opere galline con le caratteristiche della Gallina di Polverara ancestrale.
Pare che in quei primi secoli le galline di Polverara raggiungessero pesi considerevoli, anche superiori ai 4 Kg, e col tempo la fama delle dimensioni – eccezionali per l’epoca – di questi animali fecero sì che il paese di Polverara divenisse famoso in tutta la penisola italiana (e anche in Europa) come il luogo dove nascevano le galline più grandi d’Italia. La Gallina di Polverara finì per essere citata in libri di geografia e poemi, da “La Secchia Rapita” di Tassoni alla “Historia di Padova” dell’Orsato e al “Della felicità di Padova” del Portenari.
Purtroppo però la sua fama si accompagnava ad una effettiva rarità: la Gallina di Polverara era infatti allevata in purezza solo da poche famiglie del paese in questione, che difficilmente cedevano buoni soggetti ad altri allevatori. Minata dalla consanguineità e da incroci con altre razze, la Polverara perse molte delle sue caratteristiche, ma soprattutto la grande taglia per cui era nota.
Alla fine del XIX secolo la razza risultava quasi estinta. Così il Mazzon descrive nel suo “Pollicoltura Padovana” il tentativo di ricostituire la moribonda razza negli anni successivi alla prima Guerra Mondiale:
“A tanta jattura, che tale era la scomparsa della Polverara per i comuni di Brugine, S. Angelo, Lendinara, Polverara e zone limitrofe, venne in soccorso l’opera modesta di tre nostri concittadini che si devono ricordare a titolo d’onore «Camillotti cav. uff. Luigi, Barettoni dott. Antonio e Zanon ing. Antonio». Con appena un gruppetto di 1 gallo e 2 galline, racimolati nei loro pollai o in quelli delle loro proprietà, cominciò il lavorio paziente silenzioso della ricostituzione della razza mentre, all’ingiro per la provincia, era una scorribanda di filibustieri che racimolavano tutto ciò che di «Polverara» potesse avere il più lontano segno. La lunga e faticosa opera, condotta dall’ing. Zanon, poté essere coronata da un primo successo solo nel 1932 – ben sei gruppi di «Polverara» il generoso allevatore poté donare al Podestà di quel comune perché fossero affidati ad altrettante famiglie oneste e capaci di riprodurre, migliorare e diffondere i soggetti. Del festoso ritorno in patria di questi preziosi animali si può leggere nel «Gazzettino» del 15 Marzo dello stesso anno – avvenimento che il caro amico colonnello De Dominicis, già podestà del sito, lumeggiò in un brillante, patriottico discorso.”
Oltre a Zanon, Camillotti e Barettoni, altri due avicoltori riuscirono a recuperare a fatica un nucleo di riproduttori di questa razza: Fortuny e Salmaso, che portarono i propri animali anche all’esposizione del Crystal Palace del 1932.
Ma passata la tragedia della Seconda Guerra Mondiale, l’arrivo di un nuovo approccio all’Avicoltura nazionale, così come la diffusione degli ibridi commerciali, finirono per far decadere sempre più la Polverara, fino a riportarla, nuovamente, sull’orlo dell’estinzione.
Alla fine degli anni ’80 tutti gli allevatori della razza sembravano averla abbandonata; solo un avicoltore padovano, Bruno Rossetto, ne conservava ancora dei capi, provenienti da soggetti acquistati nel 1956. I capi erano custoditi gelosamente ed esposti localmente alle mostre avicole, ma il destino della razza restava appeso ad un filo.
Ma un altro allevatore si era nel frattempo appassionato alla razza e alla sua storia: Antonio Fernando Trivellato, che dopo anni di lavoro, utilizzando soggetti ciuffati a fatica reperiti nel territorio del padovano, materiale genetico della linea di Rossetto e una serie di propri incroci mirati, riuscì finalmente a ricostituire la razza, presentando al pubblico un buon numero di soggetti e iniziando poi a lavorare con le autorità locali per far sì che alla razza venissero offerte nuove opportunità.
La Gallina di Polverara venne quindi moltiplicata e diffusa, anche grazie al progetto Co.Va. di Veneto Agricoltura.
La Gallina di Polverara risulta riconosciuta in sede FIAV, ma risultano attualmente molto pochi gli allevatori che se ne occupano.
Standard italiano FIAV della razza Polverara
Sono di seguito riportate tutte le specifiche e le caratteristiche della razza Polverara riconosciuta dallo standard italiano, così come risultano nell’elenco della FIAV nelle due varietà di colorazione bianca e nera.
I – GENERALITÀ
Origine
Italia, originaria delle campagne intorno al paese di Polverara. E’ un’antichissima razza: si hanno sue notizie fin dal 1400. Chiamata anche ‘Padovana di Polverara’, ‘Schiatta di Polverara’ o semplicemente ‘Schiatta’. Alcuni asserivano che fosse la progenitrice della Padovana, altri invece l’inverso, cioè che provenisse dalla Padovana.
Uovo
Peso minimo g. 50
Colore del guscio: biancastro.
Anello
Gallo : mm. 18
Gallina : mm. 16
II – TIPOLOGIA ED INDIRIZZI PER LA SELEZIONE
Pollo allevato per la sapidità della sua carne e per la discreta deposizione. Oggi in via di recupero. Formare ceppi omogenei con caratteristiche di razza ben definite. La forma influisce sul giudizio molto più della colorazione.
III – STANDARD
Aspetto generale e caratteristiche della razza
1- FORMA
Tronco: cilindrico, di media lunghezza, ben arrotondato.
Testa: grossa, non allungata, ma compatta: Sulla parte anteriore del cranio è presente, proporzionata al ciuffo, una piccola ernia craniale.
Becco: forte, leggermente ricurvo. Alle narici piccola protuberanza di colore rosso.
Occhi: grandi; sguardo vivace; colore da rosso/arancio fino al bruno.
Cresta: a cornetti piccoli e rossi, a forma di ‘V’ leggermente schiacciati. Nella gallina appena accennati.
Bargigli: piccoli e rossi.
Faccia: rossa.
Orecchioni: di media grandezza, ovali, di colore bianco candido.
Ciuffo: relativamente piccolo, portato dritto, non deve ricadere. Nella gallina leggermente più sviluppato e compatto.
Barba: barba e favorirti non eccessivi, lasciano parzialmente scoperti bargigli e orecchioni.
Collo: lungo, arcuato e portato un po’ all’indietro. Mantellina abbondante, nel gallo con lanceolate lunghe e sottili.
Spalle: mediamente larghe.
Dorso: mediamente lungo e largo; inclinato verso la coda.
Ali: portate ben aderenti al corpo in linea col tronco.
Coda: portata alta con angolo di 65/70° nel gallo e 50/55° nella gallina. Falciformi scarse e mediamente lunghe. Timoniere portate aperte.
Petto: poco prominente, portato alto.
Zampe: gambe moderatamente lunghe e ben evidenti. Tarsi di media lunghezza, fini e senza piume. Quattro dita.
Ventre: mediamente sviluppato.
2 – PESI
GALLO : Kg. 2,5 – 2,8
GALLINA : Kg. 1,8 – 2,1
Difetti gravi:
Sono quelli che interessano la forma, il peso, il portamento e la forma e posizione del ciuffo.
3 – PIUMAGGIO
Conformazione: Ben aderente, penne lunghe ed arrotondate.
IV – COLORAZIONI
BIANCA
GALLO e GALLINA
Piumaggio in generale bianco brillante. Becco giallo rosato. Tarsi verde salice tollerati provvisoriamente blu-ardesia.
Piumino: bianco.
Difetti gravi: piumaggio opaco, presenza di sfumature giallastre; penne di altro colore.
NERA
GALLO e GALLINA
Piumaggio in generale nero intenso e brillante con forti riflessi verdi. Becco corno scuro con striature nere. Tarsi verde salice tollerati provvisoriamente ardesia.
Piumino: nero.
Difetti gravi: mancanza di lucentezza e di riflessi verdi; presenza di riflessi ruggine nella mantellina del gallo; presenza di penne di altro colore.