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Come somministrare medicinali in modo corretto alle nostre galline

Eccoci al secondo appuntamento con un articolo scritto gentilmente per noi dal veterinario esperto in galline e animali esotici (qui l’elenco completo di tutti quelli in Italia) Diego Cattarossi (www.diegocattarossi.com); se il primo articolo era dedicato alle Norme generali di allevamento professionale per il benessere delle galline, in questo secondo di oggi si andrà ad affrontare un argomento un po’ più delicato, ma con il quale tutti noi, prima o poi, dobbiamo quasi inevitabilmente confrontarci, ovvero: come somministrare i medicinali alle nostre galline.

Sapere quale è il modo più giusto per farlo è assolutamente fondamentale per il successo della terapia, in quanto solo così il medicinale non andrà sprecato e nella gallina si otterrà il massimo effetto curativo.

Vi lasciamo dunque alle parole del medico, che ci illustrerà alcuni metodi, in caso di bisogno, per somministrare medicinali alle nostre galline nel modo più corretto, corredando il tutto con altre informazioni molto importanti.

Come somministrare medicinali in modo corretto alle nostre galline

Allevare galline è un’esperienza unica ed appassionante. Le emozioni che questa pratica fa nascere dentro di noi non sono facili da descrivere; solo chi ha una particolare sensibilità le può percepire, e quasi mai riesce a spiegarle o trasmetterle ad altri.

Proprio per questo motivo, la fatalità di vedere una propria gallina ammalarsi (e purtroppo a volte anche morire), è una vera e propria pugnalata al cuore per ogni allevatore.
Talvolta, insieme al dispiacere che deriva dal confrontarsi con la malattia e il decesso di un proprio animale, si aggiunge la preoccupazione, nel caso di allevamenti professionali, di perdere soggetti appartenenti a razze rare, selezionati con fatica da tanti anni, e/o di difficile reperibilità.

Ecco quindi che diventa indispensabile avere stretti contatti di fiducia con un medico veterinario specializzato in uccelli ornamentali, affinché possa diagnosticare con esattezza il problema e fornire la cura più adeguata per la malattia del nostro soggetto.

Veterinaria visita una gallina nel proprio ambulatorio

Sconsiglio sempre vivamente (e convintamente) di utilizzare le ricette “fai da te”, i farmaci da banco o il consiglio dell’amico; sono tutti modi di comportarsi obsoleti e che non hanno più alcuna attinenza con il mondo attuale.
Oggi, per fortuna anche in Italia, ci sono molti professionisti veterinari seri e preparati in tutte le regioni del nostro Paese, che con passione danno assistenza a privati ed allevatori per prestare le necessarie cure veterinarie.

Una volta che il medico veterinario avrà impostato la giusta terapia, ci si troverà di fronte alla necessità di doverla somministrare, pratica non sempre semplice o immediata.

Vediamo quindi in questo articolo come somministrare i farmaci ai nostri animali in modo corretto, sicuro ed efficace.

Premetto che per soggetti di alto valore genetico, e se le situazioni lo permettono, sarebbe sempre utile e consigliabile chiedere al veterinario di ricoverare presso la propria clinica l’animale, in modo da poter eseguire direttamente la terapia al soggetto ricoverato.
Qualora questa opzione non fosse percorribile, mi permetto di dare alcuni consigli al fine di rendere la somministrazione del trattamento una pratica sicura e meno stressante per l’animale e per l’allevatore.

Le terapie ai nostri animali si dividono in due gruppi: le terapie somministrate per via enterale oppure per via parenterale.

Terapie somministrate per via enterale

Qui sotto un video in inglese (aggiunto dalla redazione) che mostra come somministrare una medicina (ad esempio un antibiotico o vermifugo) disciolta in acqua ad una gallina per via orale. Dopo il video riprende il testo del dott. Cattarossi.

La via di somministrazione enterale prevede che il farmaco passi attraverso il tubo digerente.

Trascurando le tecniche chirurgiche (sonde esofagostomiche, gastrostomiche, ecc.) non coerenti con le finalità del presente articolo, per via enterale si intenderà la somministrazione dei farmaci “per bocca”.
È la via di somministrazione più comunemente utilizzata per fornire compresse, capsule, gocce o sciroppi. Una piccola premessa sull’anatomia aviare in riferimento al primo tratto digerente ci permetterà di capire meglio quanto segue.

Gli uccelli hanno lingue molto diverse da una specie all’altra, ma quasi sempre si tratta di strutture poco prensili e poco elastiche. La presenza di muco o saliva all’interno della cavità orale è sempre minima o assente. Il passaggio meccanico della compressa risulta quindi, per questi motivi, piuttosto agevole e poco ostacolato da impedimenti meccanici.

L’apertura delle vie respiratorie (laringe) si trova in quasi tutte le specie alla base della lingua e risulta facilmente osservabile tramite la semplice apertura del becco. La laringe si presenta come una piccola fessura sviluppata in senso verticale, che si apre e si chiude in maniera sincrona ad ogni atto respiratorio. È intuitivo, ma ugualmente importante ricordare, che “la terapia” non deve mai entrare in trachea tramite la laringe, per evitare polmoniti da aspirazione o soffocamenti.

Il rischio di inalazione del prodotto è maggiormente presente con le formulazioni liquide, che devono essere somministrare tramite sondaggio del gozzo oppure somministrate lentamente nel becco, permettendo all’animale di deglutire completamente il prodotto tra una somministrazione e la successiva.

Le compresse e le capsule non rappresentano quasi mai un reale rischio per le vie respiratorie, ma è sempre buona norma, quando vengano inseriti in bocca, accompagnarle in profondità con il dito, portandole a lato della gola e oltrepassando la laringe aiutandosi con un dito in questa manovra, qualora la taglia lo consenta.

Riassumendo possiamo dire che: quando parliamo di compresse e capsule la somministrazione dovrà avvenire inserendo il prodotto più in profondità possibile, per evitare l’immediato rigurgito o sputo della stessa.
Non dobbiamo avere paura delle compresse grandi, se passano agevolmente per la faringe entreranno nel gozzo senza alcun rischio di essere inalate in trachea.
Per le compresse di piccole dimensioni e per animali molto piccoli a volte sarà possibile aiutarsi utilizzando dei tubicini di gomma morbida come guida, attraverso i quali sarà possibile portare in profondità i prodotti medicali.

Terapie somministrate per via parentale

La via di somministrazione parenterale prevede che il prodotto raggiunga il circolo sistemico senza passare per stomaco e intestino. Classici esempi sono le iniezioni sottocutanee o intramuscolare (di sola competenza ambulatoriale, invece, le iniezioni endovenose).

Eseguire una puntura non è molto difficile, anche se talune persone hanno una naturale avversione o fobia versi gli aghi. Le iniezioni sono un atto medico e potranno essere eseguite da personale appositamente formato sotto la supervisione del veterinario.

Per eseguire un trattamento iniettivo in maniera sicura è importante utilizzare prodotti monouso, di piccolo calibro, in zone corporali dove il rischio di fare danni sia molto ridotto.

In commercio sono disponibili siringhe da insulina con aghi di calibro molto piccolo. Per trattamenti eseguibili con soluzioni molto liquide sarà possibile utilizzare aghi ancora più piccoli, come quelli da mesoterapia. Soluzioni più dense necessitano di un ago di diametro maggiore.

Il sito più utilizzato per le iniezioni sottocutanee ed intramuscolari è il petto. In questa zona gli uccelli sono forniti della muscolatura pettorale, sviluppata in più strati ed adagiata sullo sterno osseo. Le ossa dello sterno risultano una naturale protezione verso il rischio di entrare in cavità celomatica con l’ago e quindi impediscono di commettere errori potenzialmente letali per il nostro amico alato.

A livello pettorale le iniezioni vanno solitamente eseguite tra il terzo superiore ed il terzo medio in una ipotetica suddivisione della parte, non centralmente per la presenza di una cresta ossea (la carena dello sterno).

Oltre che sul petto, le iniezioni possono essere eseguite, qualora la taglia dell’animale lo consenta, anche sulle cosce, sempre sulla superficie esterna e mai in quella interna (dove scorrono vasi e nervi in misura superiore alla superficie esterna).

Da evitare, in assenza di un adeguato training, la iniezione sulla schiena e sul collo.

I flaconi di prodotti medicali di normale utilizzo sono spesso multi-dose, ovvero presentano un tappo di gomma perforabile dal quale è possibile aspirare ogni volta solo la dose necessaria alla singola terapia.

Affinché il prodotto non si deteriori è indispensabile conservarlo in luogo asciutto e fresco, una volta aperto spesso va conservato in frigorifero. Queste informazioni, insieme alla durata del prodotto dopo la prima apertura, sono sempre riportate nella confezione e vanno scrupolosamente rispettate.
Iniettare un prodotto alterato o mal conservato non solo non avrà effetti benefici sull’animale, ma potrà addirittura nuocere alla sua salute.

È di fondamentale importanza disinfettare sempre il tappo con alcool o soluzione antisettica prima di aspirare il farmaco. Una buona tecnica da utilizzare per prelievi di prodotto frequenti o ripetuti è quella di lasciare sempre sul tappo, trattenuto da una fascia adesiva, un po’ di cotone imbevuto di soluzione disinfettate. In nessun caso è consigliabile lasciare l’ago, con o senza siringa, infisso sul tappo; questa pratica farà velocemente perdere di sterilità al prodotto che andrà quindi buttato.

La durata del trattamento deve essere sempre quella prescritta dal collega veterinario. Interrompere la terapia appena l’animale sta meglio è un atteggiamento incosciente perché pregiudica l’efficacia della medicina e, nel caso di antibiotici, predispone alla formazione di germi antibiotico-resistenti, pericolosi anche per l’allevatore oltre che per l’animale.

Vanno trattati solo animali malati; i trattamenti antibiotici non hanno alcun significato profilattico o preventivo e, al contrario, indeboliscono le difese immunitarie del paziente.

Nessun trattamento può avere effetto se l’animale non viene tenuto in un ambiente caldo e pulito, idratato ed alimentato con una dieta adeguata e facilmente digeribile.

Fattore critico nell’animale malato è la temperatura corporea. Per questo motivo ogni animale malato, per qualunque malattia, andrà sempre tenuto ad una temperatura alta, spesso vicino ai 30 gradi centigradi. Fatte salve le ovvie differenze di specie è consigliabile permettere agli animali di sottoporsi alle temperature di 30-32 gradi come anche di potersi sottrarsi, allontanandosi dalla fonte di calore.

Diego Cattarossi

DVM, PhD, Veterinario accreditato Fnovi per la cura degli animali esotici. Direttore sanitario della Clinica Veterinaria "Casale sul Sile", si occupa di animali esotici come roditori e piccoli mammiferi, uccelli, rettili, pesci, anfibi e, naturalmente, galline e altri avicoli. Clinica Veterinaria “Casale sul Sile” Via Massiego, 4 – 31032 Casale sul Sile (Treviso) Tel: 0422/820468

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Tags: scienza

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